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Un pregevole brano dell’insegnante cantautore. Solo un po’ troppo “marcata”, per il mio sentire, l’interpretazione. Avrei preferito uno stile più asciutto e meno lacrimoso.

 

Viola d’inverno.

Arriverà che fumo

o che do l’acqua ai fiori,

o che ti ho appena detto

“Scendo, porto il cane fuori”,

che avrò una mezza fetta

di torta in bocca,

o la saliva di un bacio

appena dato,

arriverà, lo farà così in fretta

che non sarò neanche emozionato…

Arriverà che dormo o sogno, o piscio

o mentre sto guidando,

la sentirò benissimo

suonare mentre sbando,

e non potrò confonderla con niente,

perché ha un suono maledettamente eterno:

e poi si sente quella volta sola

la viola d’inverno.

Bello è che non sei mai preparato,

che tanto capita sempre agli altri,

vivere in fondo è così scontato

che non t’immagini mai che basti

e resta indietro sempre un discorso

e resta indietro sempre un rimorso…

E non potrò parlarti, strizzarti l’occhio,

non potrò farti segni,

tutto questo è vietato

da inscrutabili disegni,

e tu ti chiederai

che cosa vuole dire

tutto quell’improvviso starti intorno

perché tu non potrai, non la potrai sentire

la mia viola d’inverno.

E allora penserò

che niente ha avuto senso

a parte questo averti amata,

amata in così poco tempo;

e che il mondo non vale

un tuo sorriso,

e nessuna canzone

è più grande di un tuo giorno

e che si tenga il resto,

me compreso, la viola d’inverno.

E dopo aver diviso tutto:

la rabbia, i figli, lo schifo e il volo,

questa è davvero l’unica cosa

che devo proprio fare da solo

e dopo aver diviso tutto

neanche ti avverto che vado via,

ma non mi dire pure stavolta

che faccio di testa mia:

tienila stretta la testa mia.

(Roberto Vecchioni)