La sveglia.

Una scarica elettrica nel cervello. Maledizione! Non può essere già la sveglia!…….E invece lo è…. Sembrava trascorso un attimo da quando abbiamo deposto i pensieri sul cuscino. Ed ora ci tocca già tirar fuori tutto il coraggio per affrontare il primo drago della giornata. Né ci consola pensare che, se la vita è sogno (Calderón de la Barca,…. non Marzullo!), siamo trascorsi soltanto ad un'altra fase del nostro sonno…

Non piangete per lo stambecco.

Sembra che una delle attività che procura maggiori soddisfazioni alla gran parte delle persone – nonché argomento prediletto per gli incontri casuali in ascensore – sia il lamentarsi delle condizioni climatiche contingenti. Sempre e comunque.

Ora, se trovo senz'altro condivisibile, per quanto sterile, il dolersi di un'estate troppo calda ed afosa o di un inverno eccessivamente rigido e prodigo di perturbazioni, reputo estremamente fuori luogo le lagne che di questi tempi salgono al cielo in conseguenza di una stagione invernale eccezionalmente mite.

Ma come?… dopo che per anni abbiamo eletto a gran maestro dei luoghi comuni la pretesa scomparsa delle mezze stagioni (da pronunciarsi scuotendo leggermente il capo), adesso abbiamo il coraggio di dispiacerci per il perdurare di questo lungo, carezzevole, insperato inverno autunnale?!

E quegli originali genialoidi dei giornalisti cavalcano l'onda e stimolano l'ansia delle masse tuonando contro quella che in fondo è solo una felice anomalìa.

L'ultima chicca è un servizio apparso di recente in televisione nel quale ci si preoccupava delle conseguenze sugli stambecchi, che sarebbero (secondo loro) disorientati da questo clima mite e impossibilitati ad utilizzare il grasso in eccesso, accumulato per sopravvivere ai rigori invernali.

Oh brutta specie di bischeri dall'encefalo più ridotto di quello che distingue quella razza cornuta,… ma non vi è venuto il sospetto che magari, se aveste potuto intervistare qualcuno di quei poveri animali, si sarebbe dichiarato felice di trovare prati verdi, e quindi cibo in abbondanza, al posto di impervi lastroni di ghiaccio e cumuli di neve fresca? Felice di poter brucare tranquillamente sotto i raggi di un tiepido sole, invece di doversi riparare da qualche gelida tormenta?

Non mi sembra proprio il caso di contristarci, mentre loro si godono in pace questo insperato dono del cielo.

Se poi proprio dovesse risultare che si sentono un po' a disagio per l'impossibilità di liberarsi del grasso superfluo, basterà ricoverarli per qualche settimana in una beauty farm dove, tra diete, fanghi e massaggi, potranno rapidamente recuperare la loro linea migliore.

Incubo.

Sono dieci minuti buoni che lo sto fissando. E lui di rimando mi guarda, con quel grifo ingrugnato, senza tradire emozione alcuna. Come se neanche percepisse l'ostilità che gli sto manifestando.

Ci sono giorni che proprio non lo sopporto e mi chiedo se non potrebbe tentare almeno un poco, non dico di non essere stronzo, ma di restare almeno nella media.

Non so proprio come faccia a sopportarlo quella poveraccia che gli vive assieme.

E mi chiedo cosa potrei fare io, per non essere più costretto a vedermelo davanti, tutti i maledetti giorni….

senza che debba provvedere

ad eliminare

dalla casa

tutti

gli

SPECCHI

Qualche volta, nella notte.

Qualche volta, nella notte, quando il sonno si è perso su qualche treno in ritardo e senza destinazione, sopraggiungono i ricordi, come una torma di folletti dispettosi…

Continuavi a parlarmi dei tuoi incontri e dei successi professionali, pensando di rendere più intrigante l'immagine di te nella mia mente. Non sapevi che oramai s'era trasferita al cuore, dove si seguono ben altri regolamenti. Così avrei voluto che mi parlassi, invece, di quelle piccole cose banali che accadono a ciascuno, tra le risme dei nostri giorni fotocopiati, ed il cui raccontare fa sentire più complici e più vicini; avrei voluto che mi dicessi delle tue speranze, delle ansie e delle paure, di certe irrinunciabili determinazioni, ogni volta procrastinate; di quegli innumerevoli e fastidiosi contrattempi che da sempre si frappongono tra noi e i nostri obiettivi minimi; di quelle immense e spaventose montagne che si levano d'improvviso tra noi e i nostri destini sognati.

Eri la mia amica di penna, quando ancora non esisteva questa complessa diavoleria; e doveva scorrere almeno una settimana prima di ritrovare su una busta immacolata gli svolazzi di quell'amata grafia.

L'amore sembrò colpirci. Ma durò un attimo. Poi tutto fu coperto dalla sabbia della lontananza. Come quel maglione che mi avevi voluto confezionare; e l'entusiasmo del nostro rinnovato incontro; il viaggio a Venezia (è dunque vero che porta sfortuna…) e quella notte per campi e per calli a cercare una discoteca; e dopo tu che ballavi e cantavi: "So, so you think you can tell…".

Già…wish you were here… e chissà che tu non sia qui veramente, in qualche parte dell'intrico immenso di questa rete, dietro l'impenetrabile mistero di qualche nick a me sconosciuto. Non sarebbe poi così strano il ritrovarsi, avendo entrambi il gusto di chi gioca a mescolare i sentimenti con le parole…