La prima volta la intravide tra i giochi delle onde, in una di quelle splendide giornate di ottobre che talvolta regala il clima di Liguria, con il mare ancora tiepido sotto il sole di mezzogiorno, che invita amichevolmente all'ultima nuotata della stagione. Pensò subito ad un miraggio, ad un inganno della luce rifratta o degli spruzzi schizzati dal vento.
Ma poi l'immagine divenne più distinta e rimase estasiato da quel corpo sinuoso che scivolava tra le onde, come stesse eseguendo i movimenti di una danza di seduzione.
Gli anziani gli avevano raccontato dell'esistenza di quelle meravigliose creature, metà umane e metà pesci, ma né lui né altri avevano mai prestato ascolto a quei discorsi, giudicandoli veniali bugie senili, ispirate dall'esigenza di attirare l'attenzione. E se pure vi avesse dato qualche credito, non avrebbe mai ritenuto possibile, neppure per il dio Nettuno, il miracolo di generare creature di una siffatta bellezza.
Appena si riscosse dallo stupore, d'impulso la volle inseguire, scaricando sulle onde tutto il desiderio ed il vigore dei suoi giovani anni.
Ma ormai era tardi e lei troppo lontana. In un attimo sparì tra i flutti, in qualche segreta caverna, nascosta tra gli scogli; mentre lui già sentiva le voci del gruppo che lo chiamavano.
Tornando indietro, tenne per sé il segreto di quella visione straordinaria, temendo di diventare a sua volta oggetto di scherno e derisione.
Questo però non gli impedì, nei giorni, nelle settimane e poi nei mesi che seguirono, di ritornare spesso in quella baia tranquilla con la speranza di rivivere ancora l'incanto di quell'emozione. Vi stazionava per ore, scrutando tra i flutti se la vedeva comparire e intanto pensava quanta parte della vita sia di contorno e come ci se ne accorga soltanto assaporando quei brevi attimi che valgon la pena veramente. E quasi sempre il crepuscolo lo coglieva ancora lì, deluso ma non rassegnato, solitario ma non solo, con il ricordo della visione di lei.
Finché un giorno nella tarda estate dell'anno seguente, quando oramai cominciava a dubitare che gli occhi o la mente gli avessero giocato uno scherzo crudele, la magnifica sirena gli apparve all'improvviso, solcando le onde con la sensuale naturalezza ch'egli ricordava.
Questa volta non si fece cogliere impreparato e subito con impeto si mise ad inseguirla affondando la testa nell'azzurra ardesia del mare. Neppure la forte corrente contraria lo dissuase; la sirena filava velocissima a pelo d'acqua e ad ogni istante minacciava di distaccarlo ancora, irrimediabilmente; ma lui nuotò, nuotò, nuotò fin quasi a farsi scoppiare il cuore…Finché d'un tratto si sentì mancare mentre una forza misteriosa lo sollevava e si ritrovò sospeso in aria tra il disperato luccicante dibattersi di migliaia di acciughe, triglie e sardine in agonia.
E mentre l'acqua cominciava a sfuggirgli dalle branchie, e il respiro diveniva via via più affannoso, finalmente la vide da vicino e per intero, quella splendida polena decorata, superbo ornamento della prora di un'imbarcazione; vide quella coda stupenda, quelle pinne finemente cesellate che l'avevano fatto sognare; e perfino la sua parte umana gli sembrò bella e desiderabile in quel momento, poco prima che dal profondo del mare risalisse per sempre la tenebra perfetta degli abissi…
E fu così che ancora nei primi anni del novecento tra i vecchi pescatori di Noli si era soliti raccontare, ai ragazzotti nuovi del mestiere, di quel giovane pescespada che, dopo aver inseguito ostinatamente per ore ed ore una loro barca, senza spiegazione alcuna si lanciò a capofitto, a morire impigliato, tra le fitte maglie di una rete da pesca…