Gente che viene, gente che va….


(il riposo del blogger)

In H.P. c'è la portineria: c'è scritto "i blog più recenti". Da lì puoi vedere i nuovi arrivati, ebbri del loro simpatico entusiasmo di neofiti; l'idea di avere un pubblico che li legge (chissà quanti? migliaia di persone? o forse addirittura milioni?) gli provoca vertigini; qualcuno ha già scoperto pupazzetti e cuoricini, qualcun altro chiede consigli per mettere le immagini …
"Ciao, venitemi a leggere … lasciate i vostri commenti…".
"Io sono pazzerella e scriverò tutto quanto mi passa per la mente..".
"Questo è il mio spazio segreto dove sfogherò le ansie e le angosce…".
Pochi resisteranno. Alcuni neanche scrivono il primo post.
Dall'altra parte ci son quelli che se ne vanno – perduti o finalmente guariti, fate voi – lasciando i loro blog come orti rinsecchiti e invasi dalle sterpaglie, con gli ultimi disperati commenti di chi forse, almeno per un po', gli ha voluto bene: "Ehi ma dove sei finito/a? Come stai? E' tanto che non scrivi…fammi sapere…"

Un vecchio amico 2 (la vendetta).

Erano ormai trascorsi alcuni mesi da quello scherzo micidiale ed io, che a quei tempi ero molto vendicattivo (sì, proprio con due t), stavo aspettando che l'infame abbassasse la guardia per potergli rendere la pariglia. L'occasione si presentò in un periodo in cui, essendo entrambi impegnati in due storie semiserie, ci si frequentava saltuariamente. Accadde così, senza alcuna premeditazione che quella sera io e la mia sbarbina decidessimo di fare una visita a sorpresa al vecchio vampiro.

Ma accadde anche, non avendo preavvisato della nostra incursione, che trovassimo la casa del pupazzo assassinato completamente buia e silenziosa. Stavamo per tornare sui nostri passi, quando la vista di una lunga scala a pioli distesa per terra, proprio sotto la finestra aperta del piano superiore, risvegliò il bastardo che c'è in me. La sbarbina, ch'era un tipo molto sportivo e sempre pronta quando si trattava organizzare qualche burla, non fece difficoltà a seguirmi nell'impresa, sicché in un attimo fummo dentro la tana del lupo. Quando però dalla camera da letto, che assieme ad un piccolo bagno occupava tutto il piano superiore, cercammo di scendere di sotto, trovammo la porta chiusa a chiave dall'esterno (probabilmente proprio per evitare che indesiderati ospiti, una volta entrati dal di sopra, avessero libero accesso a tutta la casa).

Non ci restava dunque che rassegnarci ad una paziente attesa, e siccome il sudoku non era stato ancora inventato ed avevamo un comodo letto matrimoniale a disposizione, cercammo di ingannare il tempo nel modo più piacevole che ci era dato di sperimentare.

Di lì a due ore, quando ormai ci eravamo quasi assopiti, una voce garrula ed una più grave ci segnalarono che il padrone di casa stava rientrando… e non era solo. La luce, risalendo dal piano inferiore, attraverso la fessura sotto la porta si spanse sul pavimento. Di sotto si stava organizzando in allegria un party, una merenda-colazione o chissà che (la mezzanotte era trascorsa da un pezzo) e non pareva vi fosse una grande fretta di trasferirsi al piano superiore.

Stanco di aspettare alzai allora la cornetta della derivazione telefonica. L'altro apparecchio, al piano di sotto, rispose con un "dlin-dlin", che risucchiò in un attimo le voci e l'euforìa…. Seguirono alcuni lunghissimi secondi di significativo silenzio, al termine dei quali s'udirono le voci riprendere con un tono che si cercava di fingere naturale. Discorrevano come e più di prima, dicendo cose banali, come chi vuol far sembrare che tutto sia normale, che non sia successo niente, anzi quel suono,a dire il vero, nella concitazione, neppure lo ha notato. Così, aspettandoci una visita imminente, ci nascondemmo nel piccolo bagno, dotato di una finestrella che dava sulla scala interna, e da lì a poco, alla fioca luce che dal di sotto illuminava la rampa, vedemmo profilarsi sulla parete l'ombra d'una figura con un lungo coltello in mano.

"Aaaah… ma allora è proprio una manìa!" – pensai – e, prima che la nottata finisse al pronto soccorso, giudicai opportuno il farmi riconoscere da quel pronipote un po' tarato di Jack lo Squartatore.

Così, dopo avere smoccolato e tirato giù dal letto svariati santi del paradiso, quel figlio di buona donna, mise in fila con un sorriso i suoi denti da lupo ed aprì una bottiglia del moscato migliore.

Era così dolce che quasi mi parve amaro il sapore dolce della vendetta che tenevo in bocca…

Un vecchio amico

Un vecchio amico, di un po' di tempo fa, quando si attraversava la vita con passo più leggero.

Otto anni più di me, quasi un fratello maggiore, ma molti di più sembrava averne per le esperienze già vissute. Una vita in giro per il mondo, ad inseguire un lavoro duro e donne che parlavano altre lingue. Pur così diversi, in poco tempo eravamo diventati inseparabili; tutte le notti in giro a cercare scuse per non dormire. Poi come sempre succede una porta si chiude o altre se ne aprono e quella che era una presenza fissa delle nostre giornate diventa poco più di una figura sbiadita sullo sfondo.

L'altro giorno ci siamo incontrati per caso e davanti ad un boccale di birra abbiamo riassaporato il buonumore di quel tempo. Così mi è ritornato in mente di quella volta che aveva voluto inseguire una burrosa biondina fino in meridione. Carico di valigie come non mai, si fece accompagnare al treno e mi lasciò le chiavi di casa dicendo :"Ti possono servire" ( a quei tempi abitavo ancora con i miei). "Fammi solo un favore, che ho il dubbio d'aver lasciato il radiatore elettrico acceso… adesso è tardi, ma domani appena puoi vai a vedere….".

Il giorno dopo, preso da altre faccende mi scordai completamente di quell'impegno, e solo a tarda notte, dopo aver restituito alle cure dei genitori una piacevole compagnia, mi tornò in mente la stufetta. Preso dai sensi di colpa, per l'eventuale spreco economico che non mi ero curato di evitare, mi misi ugualmente in viaggio verso la tana del lupo.

Si trattava di una piccola casa di campagna un po' isolata, costituita da due soli locali su due piani, con le mura in pietra spesse come quelle d'un castello. Entrando cercai invano di accendere la luce ed anche azionando l'interruttore del quadro generale non ottenni effetto alcuno (seppi più tardi che il bastardo aveva provveduto a svitare le lampadine).

Così alla poca luce che proveniva dalla porta presi a salire la scala che conduceva all'unica camera del piano superiore. La scala era formata da due rampe, unite ad angolo retto, con una finestrella sola che lasciava filtrare la luce della luna. Appena ebbi superato la prima rampa e svoltai l'angolo per accedere alla seconda, il sangue mi si ghiacciò nelle vene…. Appoggiata in piedi alla porta della camera da letto, il capo reclinato coperto da un berretto, stava una figura in tuta da lavoro, in una posa del tutto innaturale e con un lungo coltello piantato nello sterno. Il cervello iniziò a scintillare, mentre pensieri veloci come lampi di luce inseguivano una spiegazione logica. Quella figura indossava gli indumenti di colui che la sera prima avevo accompagnato al treno: come poteva, adesso, essere lì con una lama piantata nel petto? Poi per fortuna gli occhi , abituatisi all'oscurità, mi vennero in aiuto riconoscendo in quella figura un semplice pupazzo, abilmente confezionato con paglia ed una struttura di rami secchi. Proprio uno scherzo ben congegnato; che, grazie alla mia dimenticanza (visto di giorno probabilmente sarebbe apparso meno realistico) aveva sortito l'effetto migliore…

Così l'altro giorno, mentre ancora ne ridevamo assieme, gustando il sapore del luppolo, non potevo fare a meno di riflettere tra me sull'innegabile saggezza del vecchio detto "Dagli amici mi guardi Iddio…"

Tu come stai?

Ho appena ricucito l'anima

ma basterebbero due parole

a lacerarla di nuovo.

Ho appena ricomposto il cuore

ma quattro note di sax

lo potrebbero sgretolare.

Come vorrei poter piangere ancora

come quando ero bambino…

ma anche per versare lacrime

bisogna sapersi abbandonare

e per potersi abbandonare

occorre credere in qualcosa

o qualcuno che ti sorregga

per questo non mi vedrai

mai piangere né pregare

Buon compleanno Chiara

Chiara ha cavalcato le nuvole

nel cielo di fine estate

Chiara ha chiuso gli occhi un attimo

e non le ha più ritrovate

Chiara ha pianto tanto

ma non ha mai tradito

Chiara fruga tra i pensieri

del sonno ormai finito

Chiara cerca l'amore

ed è molto impaziente

Chiara ha tanta paura

di non valere niente

Chiara è un'essenza speciale

ma ancora non lo sa

Chiara è molto giovane

domani lo capirà