Qualche volta, nella notte.

Qualche volta, nella notte, quando il sonno si è perso su qualche treno in ritardo e senza destinazione, sopraggiungono i ricordi, come una torma di folletti dispettosi…

Continuavi a parlarmi dei tuoi incontri e dei successi professionali, pensando di rendere più intrigante l'immagine di te nella mia mente. Non sapevi che oramai s'era trasferita al cuore, dove si seguono ben altri regolamenti. Così avrei voluto che mi parlassi, invece, di quelle piccole cose banali che accadono a ciascuno, tra le risme dei nostri giorni fotocopiati, ed il cui raccontare fa sentire più complici e più vicini; avrei voluto che mi dicessi delle tue speranze, delle ansie e delle paure, di certe irrinunciabili determinazioni, ogni volta procrastinate; di quegli innumerevoli e fastidiosi contrattempi che da sempre si frappongono tra noi e i nostri obiettivi minimi; di quelle immense e spaventose montagne che si levano d'improvviso tra noi e i nostri destini sognati.

Eri la mia amica di penna, quando ancora non esisteva questa complessa diavoleria; e doveva scorrere almeno una settimana prima di ritrovare su una busta immacolata gli svolazzi di quell'amata grafia.

L'amore sembrò colpirci. Ma durò un attimo. Poi tutto fu coperto dalla sabbia della lontananza. Come quel maglione che mi avevi voluto confezionare; e l'entusiasmo del nostro rinnovato incontro; il viaggio a Venezia (è dunque vero che porta sfortuna…) e quella notte per campi e per calli a cercare una discoteca; e dopo tu che ballavi e cantavi: "So, so you think you can tell…".

Già…wish you were here… e chissà che tu non sia qui veramente, in qualche parte dell'intrico immenso di questa rete, dietro l'impenetrabile mistero di qualche nick a me sconosciuto. Non sarebbe poi così strano il ritrovarsi, avendo entrambi il gusto di chi gioca a mescolare i sentimenti con le parole…