Il tempio.

Andare si deve

per queste vie,

ampie e diritte.

Cornucopie grondanti

delle nostre ansie.

Ché in questo brulicare

ci si sente meno soli.

Ché in questa bolgia

possiamo illuderci d'esistere.

Consumo, dunque sono.

E si riesce perfino a credere

che non ci sia più morte

né fame né miseria

né indifferenza

né solitudine

là fuori.

(Ha visto la carta igienica in offerta?

Ogni dieci pacchi un portarotolo in omaggio)

Questo è il vero tempio.

Questo il credo universale.

La confessione è pubblica,

dentro il carrello.

Ho bisogno di dolci, lo vedete?

E mi nutro di latte

come un vitello.

Poi tutti in coda alla cassa

per l'eucarestia.

(Scusi signore…lei che è alto, mi prenderebbe…)

Poi le luci muoiono

improvvise.

Il parcheggio in un amen

si svuota.

Di corsa tutti a casa

con il bottino.

E domani si ricomincia.

Com'è rassicurante

questa certezza!

E pazienza se mancherà qualcuno.

Se qualcuno per forza o

per noia sarà andato via…

(Carta o bancomat? Scusi, signore…non si sente bene?)