Perché domani sia migliore.

Mi è capitato di leggere un documento che ha come primi firmatari vari scrittori, sociologi, giornalisti e direttori di quotidiani e telegiornali, presidi e docenti universitari. Mi ha in certo qual modo confortato perché , per la prima volta , solleva un problema che ritengo di fondamentale importanza per la nostra società. Lo riporto qui di seguito, come suggerimento per una riflessione.

Se ci fosse una educazione del popolo tutti starebbero meglio.

L'Italia è attraversata da una grande emergenza. Non è innanzitutto quella politica e neppure quella economica – a cui tutti, dalla destra alla sinistra, legano la possibilità di "ripresa del Paese – ma qualcosa da cui dipendono anche la politica e l'economia: Si chiama "educazione". Riguarda ciascuno di noi, ad ogni età, perché attraverso l'educazione si costruisce la persona, e quindi la società.

Non è solo un problema di istruzione o di avviamento al lavoro.

Sta accadendo una cosa che non era mai accaduta prima: è in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli.

Per anni dai nuovi pulpiti – scuole e università, giornali e televisioni – si è predicato che la libertà è assenza di legami e di storia, che si può diventare grandi senza appartenere a niente e a nessuno, seguendo semplicemente il proprio gusto o piacere.

E' diventato normale pensare che tutto è uguale, che nulla in fondo ha valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale. Si vive come se la verità non esistesse, come se il desiderio di felicità, di cui è fatto il cuore dell'uomo, fosse destinato a rimanere senza risposta.

E' stata negata la realtà, la speranza di un significato positivo della vita, e per questo rischia di crescere una generazione di ragazzi che si sentono orfani, senza padri e senza maestri, costretti a camminare come sulle sabbie mobili, bloccati di fronte alla vita, annoiati e a volte violenti, comunque in balìa delle mode e del potere.

Ma la loro noia è figlia della nostra, la loro incertezza è figlia di una cultura che ha sistematicamente demolito le condizioni e i luoghi stessi dell'educazione: la famiglia, la scuola, la Chiesa.

Educare, cioè introdurre alla realtà e al suo significato, mettendo a frutto il patrimonio che viene dalla nostra tradizione culturale, è possibile e necessario, ed è una responsabilità di tutti.

Occorrono maestri, e ce ne sono, che consegnino questa tradizione alla libertà dei ragazzi, che li accompagnino in una verifica piena di ragioni, che insegnino loro a stimare ed amare sé stessi e le cose.

Perché l'educazione comporta un rischio ed è sempre un rapporto tra due libertà.

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Non è solo una questione di scuola o di addetti ai lavori: lanciamo un appello a tutti, a chiunque abbia a cuore il bene del nostro popolo.
Ne va del nostro futuro.
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Mi viene da aggiungere che l'educazione non può prescindere dall'esempio e forse la parte più difficile consiste proprio nel convincere i ragazzi che i modelli da seguire non sono gli acrobati della politica o le altre squallide figure del nostro circo mediatico…

In ogni caso ci dobbiamo provare.