Lettera a Sua Eminenza

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Reverendissimo Padre, mi permetto di scriverle queste poche righe perché, ad onta del pervicace agnosticismo che mi separa da Lei e dalle sue pie pecorelle, vi è un intimo dispiacere che ci rode ed in certo qual senso ci accomuna. La nostra società sta sprofondando in un abisso di egoismo, volgarità e mala educazione; e le ragioni di questo cataclisma risiedono, credo che anche Lei ne convenga, nello sgretolamento di quel cardine fondamentale della civile convivenza che è la famiglia.

E’ a dir poco preoccupante la facilità con cui oggi ci si accosta al sacramento del matrimonio, ed ancor più lo è la leggerezza con cui si procede successivamente a cancellarne gli effetti civili e religiosi. In questo ritengo che sarebbe opportuno che la Chiesa, ancor prima dello Stato, assumesse qualche provvedimento per indirizzare i nostri giovani verso una scelta più convinta e consapevole. Ed è a tal proposito che mi permetto di sottoporle alcuni suggerimenti, nella speranza che possa giudicarli meritevoli d’essere portati all’attenzione del Santo Padre.

 

Senza nulla togliere alla tradizionale sacralità della cerimonia religiosa che unisce due sposi, e sull’esempio del successo di un noto format televisivo, ritengo che si potrebbe supportare la difficile scelta dei nubendi, con la facoltà di avvalersi di quattro aiuti:

 

  1.  

1) il 50 e 50. Ogni candidato coniuge potrebbe, come estrema ratio, lanciare una monetina (non truccata), estrarre una carta da un mazzo di tarocchi, giocarsi la risposta a pari o dispari con un amico, ovvero interrogare una qualsivoglia variabile aleatoria binomiale che presenti una probabilità del 50%.

  1.  

     

2) l’aiuto da casa. In base al quale i due giovani potrebbero telefonare ad un parente o ad un amico fidato, che, sulla base delle proprie conoscenze e delle proprie esperienze di vita, dovrebbe suggerire la risposta

  1.  

     

3) lo switch. A ciascuno dei due promessi sposi dovrebbe essere consentito, qualora si senta in difficoltà a rispondere affermativamente, di “switchare” il partner, sostituendolo, seduta stante, con altra persona di suo gradimento (ovviamente consenziente) scelta tra quanti assistono alla cerimonia.

  1.  

     

4) l’aiuto del pubblico. L’espressione di una maggioranza qualificata per il sì o per il no potrebbe costituire un valido aiuto per rispondere alla fatidica domanda

  1.  

 

Naturalmente, qualora si giunga all’effettiva celebrazione del rito, sarà cura del sacerdote far precedere la definitiva consacrazione dalle inequivocabili domande:

“E’ la tua risposta definitiva?” “La benediciamo?”