La città dei pensieri.

In questo periodo, per me abbastanza denso di impegni di lavoro ( e ne approfitto per scusarmi con quanti non mi hanno più visto tra i commentatori del loro blog) mi è capitato di leggere questo brano dal romanzo "Un amore " di Dino Buzzati e mi ha colpito perché anch'io , come certamente molti di voi, sto lavorando e intanto….

"Lavorava in pieno la città, a quell'ora, sopra , sotto e intorno a lui, nella medesima casa uomini come lui lavoravano, e nella casa di fronte lavoravano e nella casa vecchissima di via Foppa che si intravedeva in uno squarcio tra le case, e dietro ancora, nelle case invisibili e più in là , più in là, nella caligine, per chilometri e chilometri, lavoravano.
Carte, registri, moduli, telefonate, quietanze, mani ingombre di penne, di arnesi, di matite, intente a una vite, a un incastro, a un'addizione, a un innesto, a una saldatura, a un estratto conto, a un fissaggio, sterminio di formiche frenetiche assetate di benessere… eppure i loro pensieri (oh , gli veniva da ridere) tutto intorno, per i chilometri e chilometri suddetti, pensieri simili ai suoi, sconci e squisiti, per la misteriosa voce che chiama alla propagazione della specie, transumanata in vizi strani e brucianti, perché mai nessuno aveva il coraggio di dirlo?
pensieri di lei, di lei, di quella bocca speciale, di quelle labbra fatte in un certo modo, di una prospettiva di muscoli tesi, ricordi, morbidi e fluidi, di una curvatura diversa da tutte le altre, di una piega, di una pienezza, di una concavità, di un caldo, di un umido, di una cedevolezza, di uno sprofondamento, di un abisso cocente…"

Buon compleanno Mai.esistita

Quando un certo numero d'anni fa venne ritrovata sotto un cespuglio di rose bianche, nella campagna senese (poiché il tradizionale cavolo madre natura giudicò fosse per lei troppo volgare) nessuno poteva immaginare che avrebbe fatto tanti sconquassi…
eppure qualche indizio già si sarebbe potuto rilevare, se non altro da quei pugnetti chiusi che il tenero fagottino agitava minacciosamente verso il cielo…
poi crebbe libera come una forza della natura e divenne l'incubo dei poveri animali che popolavano quelle campagne: rospi, serpenti, lucertole, ramarri, furono le sue prime vittime innocenti…. prima che, con l'incedere degli anni decidesse di infliggere i suoi tormenti agli uomini…
Grazie comunque di esistere Mai.esistita, grazie di essere tornata… per te un mazzo dei tuoi fiori preferiti con tutto il mio affetto.

Anime salve

Mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia
e che bello il mio tempo che bella compagnia
sono giorni di finestre adornate

canti di stagione
anime salve in terra e in mare
sono state giornate furibonde
senza atti d'amore

senza calma di vento
solo passaggi e passaggi
passaggi di tempo
ore infinite come costellazioni e onde

spietate come gli occhi della memoria
altra memoria e non basta ancora
cose svanite facce e poi il futuro
i futuri incontri di belle amanti scellerate

saranno scontri
saranno cacce coi cani e coi cinghiali
saranno rincorse morsi e affanni per mille anni
mille anni al mondo mille ancora

che bell'inganno sei anima mia
e che grande il mio tempo che bella compagnia
mi sono spiato illudermi e fallire
abortire i figli come i sogni

mi sono guardato piangere in uno specchio di neve
mi sono visto che ridevo
mi sono visto di spalle che partivo
ti saluto dai paesi di domani

che sono visioni di anime contadine
in volo per il mondo
mille anni al mondo mille ancora
che bell'inganno sei anima mia

e che grande questo tempo che solitudine
che bella compagnia

(di F. De Andrè e I. Fossati)

Giochi pericolosi.

Mentre parcheggiava l'auto davanti a quell'anonimo palazzone di periferia stava pensando come la razionalità ed il buonsenso avessero percorso in lei il cammino inverso. Sicuramente a quindici anni non si sarebbe mai lasciata coinvolgere in un'avventura tanto pericolosa; mentre ora, giunta sulla soglia dei quarant'anni, stava andando all'appuntamento con un uomo conosciuto in chat solo pochi mesi prima…
Trovò la chiave sotto lo zerbino, come da istruzioni. L'ingresso, debolmente illuminato dalla luce del pianerottolo, si presentò desolatamente vuoto. Inutile azionare l'interruttore, inutile forse anche cercare il quadro generale: l'impianto era stato probabilmente scollegato…

"Un appuntamento al buio"…quando aveva letto queste parole, da subito non le aveva intese nel loro senso letterale. Il buio come sfondo fondamentale di un gioco eccitante, il buio per dissolvere l'imbarazzo del primo incontro, il buio come pozzo nero di paure ancestrali, ma anche come campo infinito per corse sfrenate della fantasia…
Che stupida era stata a non portarsi almeno una piccola torcia elettrica, ma in quei momenti tutti i pensieri erano tesi a presentare di sé l'immagine migliore.
Facendosi forte dell'imprevisto, il buon senso tentò di riprendere il comando della situazione, suggerendole la fuga. Ma durò solo un attimo, poi la curiosità e le piacevoli vibrazioni che avvertiva dentro ebbero il sopravvento.
Vestendosi di tutto il coraggio che riuscì a trovare, si addentrò nel nero quasi liquido del corridoio. Aveva lasciato la porta aperta dietro di sé e teneva in mano il cellulare come estrema arma di difesa.
Non ricordava più neppure bene come fosse arrivata a mettersi in quella situazione. Un contatto casuale, un feeling immediato ed istintivo, una sottile schermaglia di parole ( sa sedurre la carne la parola… prepara il gesto… produce destini… ), un ardito gioco di immaginazione e tentazioni… e quasi senza accorgersene si era trovata davanti quella sfida : " Fidati di me…dimostrami che in questi mesi si è creata tra noi una complicità che va oltre la paura e la normale prudenza…tu mi hai aperto il tuo cuore ed io il mio… ed entrambi non abbiamo letto nulla di preoccupante…"
Anche il corridoio appariva completamente vuoto e spoglio di quadri alle pareti, nella luce fioca che proveniva dalle scale e, via via che vi si inoltrava, si andava perdendo anche quel minimo conforto. A tratti si aprivano sui lati porte di stanze percorse da una luce misera, filtrata da tapparelle. Anche quelle desolatamente vuote. Poi il relè delle scale terminò il suo lavoro e l'oscurità divenne quasi completa; e di lì a poco udì chiaramente il clic della porta d'ingresso che provava a chiudersi, senza parere, alle sue spalle.
Rabbrividì, non sapeva se per eccitazione o per paura, e resistette a stento all'istinto di correre verso la porta di ingresso o verso una finestra qualsiasi per invocare aiuto.
Il sangue pareva diventato colla dentro le vene. L'incapacità di prendere una decisione l'aveva paralizzata, come un animale ferito e senza scampo che non trova altro espediente, per sopravvivere, che fingersi morto.
E fu quasi una liberazione quando, nel buio sentì una mano afferrarle saldamente il polso destro, mentre un braccio muscoloso, da dietro le spalle, le si avvolgeva intorno al collo. Il cuore stava fermo in attesa…intanto che quella mano, delicatamente ma con decisione, le sottraeva il cellulare e due labbra calde le percorrevano ansimanti il collo e la nuca… tra poco avrebbe saputo…

Ma cosa credi?

Ma cosa credi?… ne posso trovare mille di donne come te…
E se adesso te ne vai non mi taglierò certo le vene…
Anzi sai che ti dico?…da domani vita nuova… tornerò a fare tardi con gli amici, bevendo e scherzando in compagnia…come, per causa tua, non riuscivo a fare più da molto tempo…
Diceva bene mia madre … che non sei la donna fatta per me… che sono troppo fine e intelligente per una sciacquetta come te…
( ma quando arriva ‘sto cazzo di treno?… sempre in ritardo sono… non l'avranno mica soppresso? )

Per amore, solo per amore…

Arrivare in ufficio era stata un'impresa titanica, dopo una notte passata a non dormire. Già mettere in moto le normali funzioni vitali aveva comportato un duro lavoro… soltanto sotto la doccia avevo ritrovato un aspetto vagamente umano… con indosso i vestiti, poi , ero diventato appena decoroso…
Un piede nell'ingresso dello studio e già ero tornato io: "Oh architetto… è in ritardo per l'appuntamento delle 10, hanno già telefonato due volte dallo studio del Notaio Odorici".
A passo finalmente ritrovato mi avvio verso l'ampia vetrata che fa da collegamento con la zona out del mio luogo di lavoro, quando la voce alle mie spalle mi ferma: "Scusi architetto, dimenticavo… nella sua stanza c'è la Signora…" La Signora… la Signora è nella mia stanza?… di prima mattina.. nel mio studio senza essersi fatta precedere dalla solita telefonata: "Gianni mezz'ora e sono da te, riesci a liberarti?…". Ogni volta che sento quel "liberarti" mi si para davanti l'immagine delle mie catene da spezzare, in qualsiasi modo possibile, anche a costo di usare i denti..
La Signora è tale in quanto sposata…non con me ovviamente, ma con il caro Notaio Odorici, che mi sta aspettando invano nel suo studio e che sarà già in collera perché non ama i ritardi e che, piccolo particolare non proprio ininfluente, è il mio migliore amico fino dai tempi dell'università…
La Signora è quella che, da un anno a questa parte, priva il mio corpo del necessario riposo, poiché appena chiudo gli occhi, la mente vola ad accarezzare il suo, di corpo… ripercorre all'infinito i suoi movimenti morbidi.. il suo sorriso sfacciato e pudico allo stesso tempo… La signora è il mio sogno proibito… i suoi occhi mi guardano e mi sussurrano parole d'amore, mi suggeriscono tenerezze infinite, mi promettono passioni da vivere.. le sue parole invece spengono ogni mio fanciullesco entusiasmo…. è un gioco al massacro senza vie di uscita!
Apro la porta dello studio, e lei è lì… così bella da fare male: i capelli raccolti, un vestito leggero stretto al seno ed alla vita che scivola lieve sui fianchi, lo sguardo sfrontato e pudico.. le sue labbra.. (dannazione le sue labbra!)…
Si alza da dietro la scrivania.. mi viene incontro.. non dice una parola ed il suo sguardo mi taglia il respiro ed impedisce anche a me di parlare.. si inginocchia di fronte a me e…"apre la cerniera dei miei bei jeans firmati Armani… la camicia bianca sbuca fuori dalla cintura… i boxer sono già in movimento.. la mia mano si ferma sulla sua testa… è tutto molto rapido.. tutto molto "pulito"… nessuno si accorgerebbe che è successo…"
La tiro su… porto le mie labbra ad un niente dalla sua bocca.. e le sussurro: "ti amo"… si allontana di pochissimo, giusto lo spazio che serve per alzare gli occhi ed incollarli ai miei…il suo "Io no!", sussurrato a fior di labbra, è più forte di uno schiaffo…
Mi volta le spalle… apre la porta e il mio orgoglio cieco la insegue gridando un "Neppure io … l'ho detto solo per farti piacere" che rimbalza pateticamente sulla porta, chiusa delicatamente alle sue spalle.
Stupido…stupido e infantile – mi dico – mentre mi trattengo a stento dall'inseguirla, ben sapendo che sarebbe inutile. Rimango qui….fermo.. in silenzio, con nelle orecchie il suo "io no" e negli occhi il suo sguardo che diceva invece "ti amo anch'io"…
So bene che abbiamo mentito entrambi, così come so che è finita… e che niente, oltre quell'ultimo gesto di amore incondizionato, potrà più esserci tra noi…
Forza architetto, nuovi occhi ti aspettano, ma le catene… quelle non si spezzeranno mai…

(un post di mai.esistita, con qualche ritocco qua e là di wildhope per rappresentare il punto di vista maschile…)

Se avessi un pezzo di vita…

Ho scoperto questa poesia-testamento di G.G. Marquez in un modo piuttosto strano: l'ho trovata stampata sulla vetrina di una bottega di estetista ad Arezzo. Mi hanno subito colpito le parole e mi sono soffermato a lungo per leggerla completamente. Magari molti di voi già la conoscono (credo che sia abbastanza famosa) ma ho voluto pubblicarla perché offre molti importanti argomenti di riflessione, soprattutto là dove parla delle persone a cui si vuole bene…
In particolare la dedico ad una persona a cui voglio molto bene che non riesce a smettere di farsi del male, ricordandole che la vita ha già in serbo per noi sufficienti amarezze e sofferenze senza che provvediamo ad infliggercene da soli…

"Se per un istante Dio dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi regalasse un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto quello che penso, ma sicuramente penserei molto a quello che dico.
Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più; capisco che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi, perdiamo sessanta secondi di luce. Mi attiverei quando gli altri si fermano, e mi sveglierei quando gli altri si addormentano.
Ascolterei quando gli altri parlano e mi godrei un buon gelato di cioccolata.
Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei in maniera semplice, mi sdraierei beato al sole, lasciando allo scoperto non solo il mio corpo ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l'uscita del sole. Dipingerei sulle stelle un sogno di Van Gogh, una poesia di Benedetti, e una canzone di Serrat; sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine e l'incarnato bacio dei loro petali…
Dio mio, se avessi un pezzo di vita… non lascerei passare un solo giorno senza ricordare alla gente che le voglio bene, che l'amo. Convincerei ogni donna e ogni uomo che sono i miei preferiti e vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini dimostrerei quanto sbagliano nel pensare che si smette di innamorarsi quando si invecchia, senza sapere che si invecchia quando si smette di innamorarsi.
Ad un bambino darei delle ali, ma lascerei che impari a volare da solo. Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza.
Tante cose ho imparato da voi, uomini…
Ho imparato che tutto il mondo vuole vivere in cima alla montagna, senza sapere che la vera felicita' e' nella maniera di salire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato prende col suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, l'ha afferrato per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare un altro uomo dall'alto, soltanto quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, anche se più di tanto non mi serviranno, perché quando leggerete questa lettera purtroppo starò morendo.
Dì sempre ciò che senti e fa' ciò che pensi. Se sapessi che oggi è l'ultima volta che ti guardo mentre ti addormenti,
ti abbraccerei fortemente e pregherei il Signore per poter essere il guardiano della tua anima.
Se sapessi che oggi è l'ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri. Se sapessi che oggi è l'ultima volta che sento la tua voce, registrerei ogni tua parola per poterle ascoltare una e più volte ancora. Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo, direi "ti amo" e non darei scioccamente per scontato che già lo sai.
Sempre c'è un domani e la vita ci dà un'altra possibilità per fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse tutto ciò che ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò. Il domani non è assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l'ultima volta che vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi, perché se il domani non arrivasse, sicuramente compiangeresti il giorno che non hai avuto tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio e che eri
troppo occupato per regalare un ultimo desiderio.
Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli "mi spiace", "perdonami", "per favore", "grazie" e tutte le parole d'amore che conosci.
Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per esprimerli. Dimostra ai tuoi amici e ai tuoi cari quanto li ami".

Gabriel García Márquez