Senza titolo

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Dietro alle prime tregue della morente estate sono sopraggiunti, nella casualità della sera, certi coloriti più blandi del cielo ampio, certi ritocchi di brezza fresca che annunciavano l’autunno.

Non era ancora lo scemare del verde del fogliame, o lo staccarsi delle foglie, né quella vaga angustia che accompagna la nostra consapevolezza della morte esterna, perché sarà anche la nostra. Era come una stanchezza della vitalità esistente, un vago sonno che invadeva gli ultimi gesti dell’agire. Ah, sono sere di una indifferenza così addolorata che, prima di cominciare nelle cose, l’autunno comincia in noi.

Ogni autunno che arriva è più vicino all’ultimo autunno che avremo; e ciò vale anche per l’estate; ma la natura dell’autunno fa venire in mente la fine di tutto, cosa che in estate è facile dimenticare. Non è ancora l’autunno, non c’è ancora nell’aria il giallo delle foglie morte o la tristezza umida del futuro inverno. Ma c’è un’incrinatura di tristezza anticipata, c’è un dolore pronto a partire nell’attenzione che prestiamo ai colori diffusi delle cose, al diverso tono del vento, alla quiete che sul far della notte si diffonde sull’inevitabile presenza dell’universo.

(Fernando Pessoa)

Il viaggio

 

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Ed eccoci ancora qui

a percorrere questa vita

in dissolvenza

davanti alle ruote d’una valigia

mentre scende la notte

e ad ogni progetto

bisbigliamo “Insciallah”.

 

Milioni d’anni fa

varcammo il confine

in cui fioriva il bisogno

d’essere amati.

 

Ed il viaggio ci serve

a fingere di cambiare

ed il viaggio ci serve

a credere di ricominciare.

Beata ingenuità

Pronto. Romano? Mi senti? Dove sei? ……..Come dici? Stai prendendo l’aereo per tornare in Italia?…….No….perché…..ascolta…non so come dirtelo…..vedi…non te la prendere, ma era tutto uno scherzo….

Le tentazioni irresistibili

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La vita tiene in serbo per ciascuno di noi un piccolo momento di gloria. Capita l’attimo in cui ci si sente protagonisti di un film e si realizza che la scena andrà recitata al meglio, e non ci sarà concesso un secondo ciak.

Avvenne così che quella sera a cena , quando la strepitosa biondina di Seattle gli rivolse la fatidica domanda “Do you really love me?”, non riuscì a sottrarsi dal guardarla sottecchi e rispondere con voce sensuale “More or less”.

Due minuti dopo era rimasto solo, al tavolo del ristorante, con un simpatico copricapo di linguine allo scoglio che gli scivolava lentamente sulla fronte.

Non sono più qui

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Mi parli e non sono più qui.

Forse non sono nemmeno via.

Probabilmente non sono più

in nessun luogo.

 

Sono stanco

di essere indifferente.

Dopo essere stato stanco

di desiderare.

 

Il mio tempo scorre

senza me.

Un mattino mi sveglierò,

dall’inutile onnipotenza dei sogni,

privo di ogni cosa.

Anche di me stesso.

Non suonate

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Non suonate – ve ne prego – se l’auto davanti a voi procede a venti all’ora, avendo davanti a sé chilometri di strada libera e sconfinata. Oppure è ferma ad un incrocio dove nessun veicolo ingombra col suo profilo l’orizzonte ottico. O ancora indugia da cinque minuti buoni di fronte ad un semaforo gioiosamente verde. Non suonate! Che il vostro fratello umano impegnato nella guida di quel mezzo, sta sperimentando , in questo preciso istante, l’angoscia delle eterne domande che tutti, prima o poi, ci siamo posti:

 

 

Chi sono?

 

Da dove vengo?

 

(ma soprattutto) Dove sto andando?

 

 

 

Non gridategli, non fate gesti, non insultatelo. Ma – al contrario – sostenetelo e incoraggiatelo: appoggiate delicatamente il vostro paraurti al suo e accelerate con decisione…

 

L’amore infedele

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Coraggio, vecchio mio…Te l’avevo detto che era una zoccola.

Certo, però, che anche il tuo amico…

Vabbè, adesso non fare quella faccia. Non è la fine del mondo. Andiamo a farci un barattolo di miele e vedrai che domani l’avrai già dimenticata.

Lettera trovata nel letto sfatto d’una camera d’albergo

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Mio povero cuore, non leggere questa fuga come un tradimento.

Ora che quest’alba, per noi così crepuscolare, ha cancellato i giardini della notte e i loro anfratti benedetti dall’amore, è divenuto spietatamente chiaro che, dopo aver giocato e riso a lungo insieme ed avere anche scopato, niente altro di serio ci restava da fare.

 

Non so se quelli passati insieme sono stati i giorni più felici della nostra vita. Ma sono certa che faticherò a trovarne di uguali. Il destino ci ha fatto incontrare quando non era più il tempo e non c’era più il modo di realizzare quello che a lungo, per anni, avevamo inseguito e perso.

E’ stato come trovare un biglietto vincente scaduto. Come cercare di fermare i fiori precoci di un pesco mentre cadono fulminati da una gelata tardiva.

Non so chi di noi abbia convinto l’altro che il sogno potesse avere radici nel reale, ma vorrei essere stata io. Perché questa follía ha consacrato d’una ragione in più la nostra esistenza.

Da oggi in poi, quando qualcuno mi chiederà se vale la pena continuare, potrò rispondere d’aver visto la felicità così vicina da poterla toccare.

E dunque non odiarmi – ti prego – non mi rimpiangere. E sorridi quando ti capiterà di pensarmi. Chi ha imparato la vera essenza della vita sa che il dolore di un amore trascorre facilmente. La solitudine ci è compagna per sempre.

Domani parto.

Che differenza fa?

Beh, all’atto pratico nessuna. Però credo sia bene che si sappia che non scrivo perché non ci sono, piuttosto che per mancanza di volontà.

Sarà mia cura di informare quando riprenderò a non scrivere per mancanza di volontà.

Nessun dolore

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E ci sorprende un giorno

del tutto indifferente.

 

 

Niente più importa.

Niente può ferire.

 

 

Così succede

di abbandonarsi

in un posto qualunque,

come un paio di guanti

od un cappello,

dimenticati

sopra una panchina

I fedelissimi

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Anche se ora ti sei presa un marito

e gli hai fatto due figli deficienti,

e il tuo sorriso è diventato d’oro,

e non ti va più bene quel vestito,

come potremmo noi dimenticare

colei che non si fece mai negare

e per l’attaccamento al suo lavoro

si meritò il nome di “Vulvina d’oro”?

Antologia 11

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-Insipida? E’ tutto quello che sai dire? La mia minestra sarebbe insipida? Ho lavorato tutta la mattina per prepararla! Il fatto è che non va mai bene niente di quello che faccio io. Devi criticare ogni cosa per partito preso… Ma adesso sono proprio stufa! Lo sai che ti dico? Se questa minestra non ti piace , la prendo e la butto dal balcone…

 

 

-A Robbe’, senti che sstrano sta piovenno acqua carda.

-A voi sape’ ’na cosa Vince’ nun solo è carda, ma sa de mminestra. E sarebbe pure bbona si nun fusse così ‘nsipida.

 

(tratto da “La minestra sul cortile” di Alfred Wildcock)